1. Si deve a Shelling la distinzione (resa popolare da Nietzsche) fra il tipo “apollineo”, caratterizzato da un pensiero logico, analitico e dalla capacità di valutare i fatti in modo spassionato, e quello “dionisiaco”, più incline all’intuizione, alla sintesi e alla passione. Questi tratti vengono a volte riferiti, in modo molto generico, a una maggiore attività, rispettivamente, dell’emisfero cerebrale sinistro e destro. Alcuni di noi, nel loro incessante peregrinare alla ricerca di connessioni tra le idee, combinano le due tendenze: sembrano piuttosto degli “odissei”. Talvolta si sentono isolati nelle istituzioni convenzionali, ma trovano un ambiente particolarmente congeniale all’ISF Institute Santa Fe.
2. L’ISF Institute Santa Fe si relaziona (anche) con l’Istituto per l’interscambio scientifico di Torino.
3. (riferito a Condor della California) Ogni uccello era un individuo facilmente identificabile, e l’individualità osservabile era una conseguenza diretta di accidenti storici. … Le fondamentali leggi quantomeccaniche della fisica danno realmente origine all’individualità. L’evoluzione fisica dell’universo, operando in conformità con esse, ha prodotto oggetti particolari disseminati nel cosmo, come il pianeta Terra. Poi, attraverso processi come l’evoluzione biologica, le medesime leggi hanno dato origine a oggetti particolari come lo yaguarundi e i condor, capaci di adattamento e di apprendimento, e infine a oggetti peculiari come gli esseri umani, capaci di creare lingue e civiltà e di scoprire quelle stesse leggi fisiche fondamentali.
4. Poesia dalla quale deriva titolo opera: <<Con il mondo dei quark tutto ha in comune/ il giaguaro furtivo nella notte>> Arthur Sze.
5. Gli animali di specie diverse non hanno l’abitudine di accoppiarsi, e, nei rari casi in cui lo fanno, gli ibridi sono per lo più sterili. In effetti una delle definizioni migliori di “specie” è he tra specie diverse non è possibile uno scambio efficace di geni per via ordinaria.
6. Eravamo desiderosi di capire e conoscere il mondo nella sua totalità, non frammentato in modo più o meno arbitrario. Non facevamo allora distinzione tra le scienze naturali, le scienze sociali e comportamentali, le discipline umanistiche e artistiche. Non ho mai creduto veramente nell’utilità di tali distinzioni. Ad affascinarmi è da sempre l’unità della cultura, di cui la scienza è parte importante. Neppure la distinzione tra natura e cultura, del resto è così netta: non dimentichiamoci che anche noi facciamo parte della natura. La specializzazione, che pure è necessaria per nostra civiltà, dev’essere bilanciata da una visione interdisciplinare.
7. I sistemi complessi adattativi. I soggetti umani continuano a costruire schemi nella ricerca di una sequenza predittiva. Sempre. Se si presenta una sequenza priva di qualsiasi struttura effettiva, è probabile che continuino a costruire schemi, i quali però non permetteranno di fare buone predizioni, se non occasionalmente e in modo puramente fortuito. Anche se i risultati conseguiti nel mondo reale non forniscono alcun orientamento nella scelta di uno schema, gli umani trovano difficile accettare la conclusione “Questa sequenza non sembra presentare alcuna logica o regolarità”.
8. Quando elabori un progetto per una nuova iniziativa imprenditoriale, o perfezioni una ricetta, o impari una lingua, ti comporti come un sistema complesso adattativo. Se addestri un cane, hai modo di osservare un sistema complesso adattativo in azione, e anche tu operi come un tale sistema (qualora stia prevalendo questo secondo aspetto, può essere il cane ad addestrare te, come spesso avviene nel rapporto tra cane e padrone).
9. Mentre gli esseri umani acquisiscono conoscenze principalmente attraverso l’uso individuale o collettivo del cervello, gli altri animali hanno acquisito una frazione molto maggiore dell’informazione di cui hanno bisogno per sopravvivere grazie a un’eredità genetica diretta; tale informazione, evolutasi nel corso di milioni di anni, è alla base di quello che viene designato a volta col nome piuttosto vago di “istinto”. Es. farfalle monarca (migrazione).
10. Evoluzione biologica, sistema immunitario nei mammiferi. I sistemi complessi adattativi hanno tipicamente la tendenza a generarne di nuovi. Per esempio, l’evoluzione biologica può condurre a una soluzione “istintiva” di un problema, ma può anche dare a un organismo un’intelligenza sufficiente per imparare a risolvere altri problemi dello stesso tipo.
11. Interconnessione neuronale: un giorno –è da vedere se sarà un bene o un male- tali interconnessioni potrebbero essere realizzabili. Un essere umano potrebbe venire collegato direttamente (non attraverso il linguaggio parlato o una console d’interfaccia) a un computer avanzato, e attraverso tale computer a uno o più umani. Pensieri e sentimenti sarebbero totalmente condivisi, senza la selettività o gli inganni permessi dal linguaggio. ( Si attribuisce a Voltaire il detto “Gli uomini usano la parola solo per nascondere i loro pensieri”).
12. Sembra tipico dell’impatto della scoperta scientifica sul mondo letterario e sulla cultura popolare che certi vocaboli, interpretati in modo vago e scorretto, siano spesso gli unici superstiti del viaggio dalle pubblicazioni specializzate alle riviste e ai libri di divulgazione. Precisazioni e distinzioni essenziali, e a volte le idee stesse, tendono a perdersi per la via, come attesta l’uso popolare di espressioni come “ecologia” e “salto quantico”, per non parlare del “campo di energia”, una tipica espressione New Age. Ovviamente si può sostenere che parole come “caos” ed “energia” siano anteriori al loro uso come termini tecnici, ma nel processo divulgazione sono i significati tecnici a venire distorti, non il senso originario delle parole. Di fronte a quelli che sembrano essere meccanismi letterari sempre più efficienti per trasformare concetti utili in cliché rivi di significato, ci si dovrebbe sforzare di impedire che la stessa sorte colpisca le varie nozioni di complessità.
13. Oggi la parola “algoritmo” designa una regola per calcolare qualcosa e, per estensione, un programma per calcolare qualcosa. Il contenuto dell’informazione algoritmica si riferisce, come vedremo, alla lunghezza di un programma per computer. In origine algoritmo significava qualcosa di diverso. Può dare l’impressione di derivare dal greco ma in realtà è una variante della grafia più corretta, oggi in disuso, “algorismo”, che riflette in modo più esatto l’etimologia del termine. Questo deriva dal soprannome del matematico arabo del secolo IX Muhammad ibn Musa al-Khwarizmi. “Al-Khwarizmi” indica la provenienza dalla Corasmia, regione a sud del lago d’Aral che oggi fa parte della repubblica dell’Uzbekistan. Il suo libro “sul calcolo numerico indiano” noto nella traduzione latina come Liber Algorismi (Libro di Al-Khwarizmi), introdusse lo zero nella cultura occidentale. Col suo soprannome latinizzato algorismo, si indicò la nuova notazione che faceva uso delle cifre indiane, dette poi arabe. (L’autore ci ha dato anche un altro termine importante: “algebra” dal Liber algebrae et almucabolae, trattato che contiene la parola araba al-jabr, che significa “trasporto”).
14. Da giovane ero solito sfogliare enciclopedie (abitudine che conservo tuttora, suscitando divertimento nella mia famiglia). A un certo punto mi imbattei in una voce sulla malattia del bronzo, la quale cominciò a farmi pensare per la prima volta ad alcuni dei problemi centrali per questo libro.
15. C’è qualche indizio in biologia che si verifichino a molte mutazioni genetiche in risposta a bisogni, ma ammesso che il fenomeno sia reale, esso è relativamente insignificante rispetto alle mutazioni casuali).
16. La parola “cibernetica” fu introdotta da un matematico del M.I.T., il grande ma eccentrico Norbert Wiener, che da bambino era considerato un prodigio e che conservò sempre l’abitudine di atteggiarsi in modi bizzarri. Il termine deriva dal greco kibernetes, che significa timoniere. Ecco spiegata la “kappa” in Phi Beta Kappa, una delle più esclusive associazioni studentesche. Le tre lettere sono le iniziali delle parole philosophia biou kybernetes (filosofia timoniera della vita). Passato poi dal greco al latino (nella forma di gubernator), il vocabolo è entrato poi nelle lingue moderne col verbo “governare” e parole derivate. In effetti la cibernetica si riferisce sia alla direzione sia al comando, come ad esempio, nel controllo di un robot.
17. Robot mobile a 6 zampe, esapode.
18. Il processo di selezione delle teorie in base al loro accordo con l’osservazione (oltre che in base alla loro coerenza e generalità) non è tanto diverso dal meccanismo dell’evoluzione biologica, in cui vengono selezionati i programmi genetici che più facilmente conducono alla produzione di organismi capaci di lasciare progenie.
19. La teoria tende a emergere come professione quando una scienza perviene alla maturità e aumentano la profondità e l’efficienza die metodi teorici.
20. Max Plank: Una nuova verità scientifica non trionfa convincendo i suoi oppositori e facendo loro vedere la luce, ma piuttosto perché i suoi oppositori alla fine muoiono, e cresce una nuova generazione che è abituata ad essa.
21. In pratica l’attività scientifica non si conforma a un modello di lavoro ben definito. Idealmente gli scienziati eseguono esperimenti in una modalità esplorativa, oppure per sottoporre a controllo teorie scientifiche serie. Essi dovrebbero giudicare una teoria in base all’accuratezza, alla generalità e alla coerenza della descrizione che offre dei dati, e nel loro giudizio non dovrebbero manifestare tratti personali come egoismo, disonestà o pregiudizi. Ma gli scienziati, dopo tutto, sono esseri umani, e non sono immuni dall’egocentrismo, dall’interesse economico, dal conformismo, dalla tendenza a credere in ciò che si desidera e dalla pigrizia. Uno scienziato può cercare di appropriarsi di meriti altrui, può avviare consapevolmente progetti di dubbio valore in vista del proprio tornaconto o prendere per buona un’idea convenzionale, anziché cercare di sforzarsi di cercare una spiegazione migliore. Di tanto in tanto c’è addirittura chi “aggiusta” i risultati dell’esperimento in modo che concordino con le sue teorie, contravvenendo a una norma deontologica fondamentale.
22. Fenomeni semplici di elettricità statica; per esempio il fatto che l’ambra (in greo elektron), sfregata sul pelo di un gatto, ha la proprietà di attrarre frammenti di piume.
23. La magnetite (un ossido di ferro, così chiamato dall’antica città di Magnesia al Sipilo, nell’attuale Turchia, dov’è comune) può attrarre pezzi di ferro e anche magnetizzarli.
24. Il riconoscimento di regolarità è qualcosa di naturale per noi esseri umani: noi stessi, dopo tutto, siamo sistemi complessi adattativi. E’ nella nostra natura, per eredità biologica e anche per trasmissione culturale, riconoscere strutture, identificare regolarità, elaborare schemi nella nostra mente. Tuttavia questi schemi vengono non di rado promossi o retrocessi, accettati o respinti, in risposta a pressioni selettive ben diverse da quelle operanti nelle scienze, dove l’accordo con l’osservazione è decisivo. Approcci non scientifici alla costruzione di modelli del mondo che ci circonda hanno caratterizzato gran parte del pensiero umano da tempi immemorabili, e sono diffusi ancor oggi. Consideriamo ad esempio, la versione della magia simpatica fondata sull’idea che cose simili debbano avere una connessione tra loro. Così molte persone, in ogni parte del mondo, trovano naturale, quando si sente il bisogno della pioggia, eseguire una cerimonia nel corso della quale si versa sul terreno dell’acqua, trovata in qualche posto speciale. La magia simpatica può anche agire sulle persone: per esempio un guerriero può aumentare il suo valore mangiando il cuore di un leone. Ora queste pratiche possono conseguire un qualche successo obiettivo grazie all’effetto psicologico: se un uomo crede di aver mangiato qualcosa che accresce il suo coraggio, può trarne fiducia per agire coraggiosamente. Similmente un incantesimo malefico può avere successo se la vittima ci crede e sa che è stato praticato ai suoi danni. Il successo occasionale della magia simpatica in simili circostanze incoraggerà la convinzione che essa funzioni anche quando, come nella cerimonia di invocazione della pioggia, può consentire un successo obiettivo unicamente per caso.
25. Teoria “empirica” o “fenomenologica”, paroloni a effetto per dire in sostanza che non abbiamo una spiegazione per le regolarità che stiamo osservando.
26. L’equazione di Dirac, che descrive appunto le interazioni dell’elettrone col campo elettromagnetico, diede origine in pochi anni a una compiuta teoria quantomeccanica relativistica dell’elettrone e dell’elettromagnetismo. Questa teoria è l’elettrodinamica quantistica (QED, quantum electrodynamics, per curiosa coincidenza è anche l’abbreviazione di “quod erat demonstrandum”, come volevasi dimostrare).
27. La teoria delle superstringhe nacque da un’idea detta “principio del bootstrap”, dalla storiella di quel tale che non riusciva a sollevarsi da terra tirando i laccetti degli stivali.
28. Le leggi della fisica sono quantomeccaniche, e la meccanica quantistica non è deterministica. Essa consente solo previsioni di probabilità. Le leggi fondamentali della fisica consentono, in linea di principio, di calcolare le probabilità di storie alternative dell’universo che descrivono diversi possibili corsi di eventi, per una data condizione iniziale.
29. Niels Bohr: se qualcuno dice che riesce a riflettere sulla fisica quantistica senza avere il capogiro, ciò dimostra solo che non ne ha capito niente.

30. Poiché la meccanica quantistica predice solo probabilità, in alcuni ambienti si è fatta la fama di permettere quasi tutto. … Quando consideriamo ciò che può davvero accadere con una probabilità significativa, troviamo che molti fenomeni che erano impossibili nella fisica classica rimangono tali anche nella meccanica quantistica. La comprensione generale di questo fatto è stata tuttavia ostacolata, negli ultimi anni, da una raffica di riferimenti svianti fatti da vari autori a un’elegante ricerca del defunto John Bell e ai risultati di un esperimento ad essa collegato. Alcune descrizioni dell’esperimento, in cui si hanno due fotoni in moto in direzioni opposte, hanno dato ai lettori la falsa impressione che misurando le proprietà di un fotone si influisca istantaneamente sull’altro. Di qui la conclusione che la meccanica quantistica permette comunicazioni a velocità superiori a quella della luce, cosa che renderebbe rispettabili fenomeni “paranormali” come la precognizione, in cui risultati di processi casuali sarebbero noti in anticipo a persone dotate di speciali poteri.
… Non occorre dire che tali fenomeni sconvolgerebbero la meccanica quantistica non meno della fisica classica; se fossero autentici, richiederebbero una completa riformulazione delle leggi della natura.
31. Ricercatori seri hanno cominciato a riflettere sulla possibilità di applicazioni utili dell’effetto EPRB. Invece di indulgere alla solite idee folli, hanno escogitato applicazioni potenziali affascinanti. Per esempio, Bennet, Brassard e Ekert hanno lavorato su una forma di crittografia quantistica in cui l’effetto EPRB è usato per produrre una stringa di bit, generati in modo casuale, nota a due persone e a nessun altro. Tale stringa può allora essere usata come base per un codice indecifrabile nella trasmissione di messaggi segreti.
32. Nel 1963, quando chiamai “quark” queste particelle, mi venne in mente il suono di una parola che avrebbe potuto essere quo:k. Poi, in una delle mie occasionali letture di Finnegans Wake di James Joyce, mi imbattei nella parola “quark” nella frase: “Three quarks for Muster Mark”. Poiché “quark” (che significa anche grido di gabbiano) doveva chiaramente far rima con “Mark”, oltre che con “bark” e altre parole simili, dovevo trovare una scusa per pronunciarlo quo:k. Il libro descrive il sogno del proprietario di un pub, il signor Humprey Chipden Earwicker, e in esso ricorrono di tanto in tanto, espressioni collegabili a ordinazioni di bevande al bar. Ragionai perciò che una delle molte fonti del grido “Three quarks for Muster Mark” (tre quarti per il signor Mark), dove la pronuncia quot:ts poteva giustificare la pronuncia quo:k di quark. In ogni caso il numero tre si conciliava perfettamente col modo in cui i quark si presentano in natura.
33. Universi multipli. Poiché “uni” significa uno, l’idea di universi multipli suona come una contraddizione in termini, e forse sarebbe necessario introdurre un nuovo vocabolo come “multiverso”.
34. Fra le frecce che segnano la distinzione fra distinzione fra tempo in avanti e all’indietro, una delle più famose è la tendenza della quantità chiamata “entropia” ad aumentare (o almeno a non diminuire) in un sistema chiuso, fornendo la legge nota come secondo principio della termodinamica.
35. Secondo una vecchia battuta dei fisici, il primo principio della termodinamica dice che non puoi vincere, mentre il secondo che non puoi nemmeno pareggiare. Entrambi i principi sono frustranti per chiunque voglia inventare una macchina del moto perpetuo.
36. Entropia e informazione sono intimamente correlate, e in effetti, l’entropia può essere considerata una misura di ignoranza.
37.Tutti i tipi di sistemi complessi adattativi, compresa l’evoluzione biologica, operano in accordo col secondo principio della termodinamica. Di tanto in tanto qualche antievoluzionista ha sostenuto che l’evoluzione biologica contraddice il secondo principio, in quanto l’emergere di forme sempre più complesse rappresenterebbe un progressivo aumento dell’ordine. Ci sono però varie ragioni per ritenere sbagliato l’argomentazione… Nei sistemi non adattativi come le galassie emergono forme sempre più complesse, senza che ciò sia in conflitto con l’aumento di entropia… Il principio si applica solo a sistemi chiusi (ossia completamente autonomi). Un errore cruciale è quello di considerare solo gli organismi e non l’ambiente.
38. Quasi certamente l’invenzione dello zero in India fu del tutto indipendente dalla sua scoperta in Centroamerica (dove lo zero fu usato nel periodo maya classico). Qualora invece la presenza dello zero e nel Vecchio e nel Nuovo Continente dovesse essere attribuita a contatti di qualche genere, sarebbe stranissima l’assenza quasi totale della ruota in America in epoca precolombiana, mentre essa era nota da moltissimo tempo nel Vecchio Mondo.
39. La dinamica dell’evoluzione biologica può essere complicata. Eppure non di rado essa è stata presentata in modo semplicistico. L’emergere di forme sempre più complesse è stato a volte interpretato come un progresso costante verso un qualche ideale di perfezione, spesso identificato con la specie Homo sapiens o addirittura con la razza o il sesso dell’autore. Per fortuna questo tipo di atteggiamento è in declino e oggi si può guardare all’evoluzione come a un processo piuttosto che considerarla in un’ottica teleologica, come un mezzo in vista di un fine.
40. L’evoluzione procede a piccoli passi, e a ogni passo la complessità può aumentare o diminuire, ma l’effetto sull’intero insieme delle specie esistenti è che al sua complessità massima tende a crescere col tempo. Un processo simile si verifica quando una società diventa più ricca: la singola famiglia può vedere il suo reddito crescere o diminuire o restare stabile, ma se l’insieme di tutti i redditi aumenta quelli più alti tendono a crescere.
41. Se si escludono spettacolari rinunce alla tecnologia (molto improbabili, in considerazione dell’enorme popolazione umana che siamo già impegnati a sostentare), o l’autodistruzione della maggior parte della nostra specie – seguita dal ritorno della parte restante alla barbarie – si ha l’impressione che il ruolo della normale evoluzione biologica nel futuro prevedibile sarà secondario, nel bene o nel male, rispetto a quello svolto dall’evoluzione culturale umana.
42. Importanza della riproduzione sessuale. In parole povere i nemici di una specie, e specialmente i parassiti, incontrerebbero maggiori difficoltà ad adattarsi ai multiformi caratteri di una popolazione che si riproduce sessualmente, che non alla relativa uniformità di una popolazione che pratica partenogenesi.
43. Perché una nuova idea possa diffondersi in una società è indubbiamente importante che essa sia condivisa dal maggior numero di persone. Nelle elezioni democratiche, in quanto confronto di idee, ciò che conta è l’opinione dei più. E dall’altra parte il fatto che una certa idea sia sostenuta da una larga maggioranza non implica automaticamente che essa sia giusta e neppure basta a garantirne la sopravvivenza a lungo termine.
44. Per restare in un contesto più simile a quello dell’evoluzione biologica, possiamo considerare la competizione tra società umane in passato. La fitness era misurata essenzialmente dalla grandezza di una popolazione. Guardando al futuro, possiamo domandarci se sia desiderabile che la densità di una popolazione o il numero totale di individui continuino a determinare, allo stesso modo che in passato, i vincenti e i perdenti.
45. Un sistema complesso adattativo, una volta stabilito, può occupare nicchie, e insieme crearne di nuove per occuparle successivamente, e così via, generando lungo il percorso nuovi sistemi complessi adattativi. Sempre impegnati a esplorare, a creare opportunità, a sperimentare novità, i sistemi complessi adattativi sperimentano l’efficacia degli aumenti di complessità e di tanto in tanto scoprono vie che conducono a strutture del tutto nuove, tra cui nuovi tipi di sistemi adattativi. Nei tempi lunghi, la probabilità di un’ulteriore evoluzione dell’intelligenza sembra alquanto elevata.
46. L’inganno degli uccelli. Munn potè accertare che le sentinelle trascorrevano il 15% del tempo a ingannare gli altri e spesso con successo. Controprova tattica aviazione canadese II WW: una volta su sette (cioè il 14,3%).
47. Il grande fisiologo e fisico del tardo Ottocento Hermann von Helmholtz aveva descritto le tre fasi della nascita di un’idea come “saturazione”, “incubazione” e “illuminazione”, in perfetto accordo con quanto emerse dalla discussione del nostro gruppo ad Aspen un secolo dopo. Nel 1908 in Science et méthode Henri Poincaré aggiunse una quarta fase, importante anche se piuttosto ovvia: la verifica.
48. La Royal Society di Londra, fondata nel 1661, scelse come proprio motto le parole Nullius in verba, che interpreto nel senso di “Non credere alla parole di nessuno”.
49. Considerando le forme tipiche del pensiero umano possiamo identificare, sia pure in modo non rigoroso, la superstizione con un tipo di errore e la negazione con l’errore opposto. La superstizione implica di norma la visione di un ordine inesistente, mentre la negazione equivale al rifiuto di prendere atto dell’esistenza di una regolarità, a volte anche di quelle più evidenti. Se guardiamo dentro di noi, riconosciamo che entrambi i tipi di errore sono associati alla paura.
50. All’origine della superstizione c’è il timore di eventi imprevedibili, e quel che è peggio incontrollabili. Tale imprevedibilità è in qualche misura riconducibile alle indeterminazioni di principio della meccanica quantistica, cui si aggiungono le limitazioni alla prevedibilità imposte dal caos. Ma la parte più cospicua dell’aumento della grana e del grado di imprevedibilità deriva dall’insufficienza dei nostri sensi e dei nostri strumenti: noi non siamo in grado di raccogliere solo una minima parte dell’informazione sull’universo teoricamente disponibile. Infine siamo svantaggiati dai limiti delle nostra comprensione e capacità di calcolo.
51. La conseguente incapacità di dare un senso alle cose è motivo di timore, cosicché tendiamo a imporre al mondo che ci circonda, e persino a fatti e fenomeni del tutto accidentali, un ordine artificiale fondato su falsi principi causali. In questo modo ci confortiamo con un’illusione di prevedibilità e addirittura di padronanza. Fantastichiamo di dominare il mondo che ci circonda appellandoci alle forze immaginarie che noi stessi ci siamo inventati.
52. Nel caso della negazione siamo invece in grado di identificare le vere regolarità, ma ne siamo atterriti al punto che ci rifiutiamo di riconoscerle. E’ chiaro che la regolarità più minacciosa nella nostra vita è la certezza della morte. Varie credenze, alcune profondamente radicate, hanno la funzione di alleviarne il timore ; quando, in una cultura, esse sono condivise da molti l’effetto consolatorio per l’individuo ne risulta moltiplicato.
53. La negazione di vere regolarità e l’imposizione di false regolarità sono dunque le due facce della stessa medaglia. Non solo l’uomo è esposto a entrambi gli errori, ma questi per lo più si presentano assieme e si sostengono reciprocamente. Indicativamente la superstizione sia più diffusa della negazione. Un sistema si è evoluto in gran parte per scoprire regolarità, cosicché una regolarità diventa in un certo senso la sua ricompensa, anche se non gli conferisce alcun particolare vantaggio nel mondo reale.
54. Oltre all’attenuazione della paura, varie pressioni selettive, specialmente a livello sociale, concorrono al riconoscimento di regolarità inesistenti. Credenze superstiziose possono servire a rinforzare il potere di sciamani e sacerdoti, e un sistema di credenze strutturato, con il suo contorno di miti, può indurre l’accettazione di determinate regole di comportamento e cementare i legami tra membri di una società.
55. Un’etichetta, per citare il personaggio dei fumetti B.C. è “qualcosa che si appiccica a un’altra persona per poterla odiare senza doverla conoscere”.
56. I sistemi di credenze non hanno solo conseguenze rovinose; anche i loro effetti positivi possono essere notevolissimi, come testimoniano le splendide creazioni artistiche – in musica, architettura, letteratura, scultura, pittura e danza – che sono state ispirate da particolari mitologie.
57. Possiamo quindi considerare mito e magia in almeno tre modi diversi e complementari: 1) come teorie suggestive ma non scientifiche, regolarità confortanti ma false imposte alla natura; 2) come schemi culturali che contribuiscono all’identità collettiva, nel bene o nel male; 3) come parte della grande ricerca di regolarità e associazioni creative, che include la produzione artistica e arricchisce la vita umana.
58. Viene naturale domandarsi se non si possano conseguire gli splendidi risultati resi possibili dalle credenze mitiche senza soggiacere alle illusioni e all’intolleranza che spesso si accompagnano ad esse. Verso la fine dell’Ottocento si discusse molto sul concetto di “equivalente” moralmente accettabile della guerra. In effetti la guerra, pur essendo estremamente crudele e distruttiva, ha anche aspetti positivi nell’ispirare lealtà verso i commilitoni, abnegazione, coraggio e anche eroismo, e costituisce inoltre una valvola di sfogo per il naturale amore per l’avventura. Perciò la specie umana è stimolata ad individuare attività che abbiano i caratteri positivi della guerra senza quelli negativi. A questo mirano ad esempio le varie associazioni che introducono i giovani delle città alle sfide dell’avventura nell’ambiente naturale. E’ sperabile che queste attività possano fornire surrogati non solo delle guerra, ma anche della delinquenza e del crimine.
59. Allo stesso modo ci si può chiedere, se non si possa trovare un equivalente accettabile dei miti. La soluzione potrebbe essere nella forza del rituale. Oppure nell’esperienza mistica. Purtroppo in molte parti del mondo la credenza letterale dei miti è in aumento, mentre i fondamentalismi acquistano forza e minacciano le società moderne con l’imposizione di arcaiche limitazioni al comportamento e alla libertà d’espressione. Per una discussione approfondita su questi argomenti John F. Schumaker “Wings of Illusion”.
60. New Age: niente più che un’accozzaglia di idee pseudoscientifiche e di moderne leggende (o anche vecchie superstizioni che si presentano con nomi nuovi come “channelling” invece di “spiritismo”). Purtroppo i mass media e la vulgata popolare tendono a prenderle sul serio, presentandole, non di rado, come verità indiscutibili, o come molto probabili. Per contrastare questo andazzo, è sorto un movimento, quello degli “scettici”, con aderenti un po’ in tutto il mondo. CSICOP (Committee for Scientifice Investigation of Claims of the Paranormal). Smascherando frodi si rende un servizio utile. In ogni caso, però, dovremmo riflettere sui bisogni emotive che portano a rivolgersi ai ciarlatani, e chiederci come sia possibile soddisfarli senza creare false illusioni.
61. Deriva dei continenti. Tumori dipesi da esposizione a campi elettromagnetici deboli. Fulmini globulari. Piogge di pesci. Telepatia tra persone che hanno profondi legami affettivi e/o di sangue.
62. DNA culturale. Meme.
63. La più semplice ragione dell’esistenza di schemi male adattativi è che essi ebbero in realtà valore adattativo in passato, in condizioni che oggi non esistono più. Noi uomini abbiamo una spiccata tendenza a restare ancorati a schemi abituali, al punto di distorcere la nuova informazione perché non sia in contrasto con essi.
64. Mutamenti troppo rapidi perché il processo evolutivo possa trovare risposte efficaci sono destinati a incidere profondamente sulla biosfera e sulla specie umana nel suo complesso. I nostri schemi genetici riflettono in gran parte il mondo di cinquantamila anni fa e non possono, attraverso il normale meccanismo evolutivo, cambiare radicalmente in pochi secoli (o decenni!). In modo analogo, altri organismi e intere comunità ecologiche non possono evolversi abbastanza rapidamente da far fronte ai mutamenti indotti dalla cultura umana.
65. Calcolo con reti neurali. Gli algoritmi genetici come sistema complesso adattativo.
66. Avvertiamo in noi la contraddizione tra un’aspirazione illuministica all’universalismo e l’esigenza di preservare la diversità delle culture. Una delle principali sfide che si pongono al genere umano è appunto quella di conciliare fattori universalizzanti come la scienza, la tecnologia, la razionalità e la libertà intellettuale con fattori particolarizzanti come tradizioni e credenze locali, oltre a semplici differenze connesse al temperamento, come pure al tipo di economia e alle caratteristiche geografiche.

 


MURRAY GELL-MANN
IL QUARK E IL GIAGUARO
AVVENTURA NEL SEMPLICE E NEL COMPLESSO
ISBN 9788833928906
Collana SAGGI
Traduzione di Libero Sosio
Anno 2017
Formato Brossura
N° di pagine 436